Hai presente Wired? Quella rivista e quel sito che parlano di “storie, idee e persone che cambiano il mondo” con una grandissima attenzione alla scienza? Wired per me è sempre stato un mix di innovazione, futuro, tecnologia e dinamicità che mi è sempre piaciuto. Anzi mi è sempre sembrato qualcosa di un po’ irraggiungibile, un po’ troppo bello per essere vero e anche un po’ sogno. Quel mix che quando si avvera ti lascia lì un po’ a occhi aperti e pensi: “Mo’ che dico, che faccio?”. È stato infatti con un misto di incredulità e tensione che mi sono avvicinato al workshop del 28 maggio in occasione del Wired Next Fest 2017, evento che l’anno scorso ha registrato 280.000 presenze.
l’identità e la sua evoluzione
Il tema del Luna park dell’innovazione, così si definisce l’iniziativa promossa da Wired, quest’anno era l’identità e la sua evoluzione nelle aziende e negli individui. Il mio workshop parlava di brand, inteso nel suo senso più profondo e vero, ovvero come l’intersezione tra ciò che raccontiamo di noi e ciò che le persone colgono e capiscono. Un equilibrio tra valori, cultura e immagine, dichiarati e percepiti.






















libro, caso, lavori di gruppo e tanti spunti
Il mio Wired Next Fest è iniziato con una bella intervista di Gianluca Dotti con lui abbiamo ripercorso le origini di People Branding e raccontato un po’ del libro “People branding: 10 leggi e 10 casi per imprese in via di innovazione” edito da Franco Angeli, con Gianluca Fiscato che con me l’ha scritto. Preziosa è stata anche la presenza di Tania Pallaro di Bizen uno dei 10 casi di impresa trattati nel libro che ha raccontato la sua esperienza con i deck Ain’t a Game, Experience Journey e Brand Dna.
Il workshop è poi proseguito con una parte operativa che ha coinvolto una platea vivace ed eterogenea di persone che è rimasta a giocare seriamente per 3 ore alla BNL Square del Wired Next Fest, lavorando in gruppo su una idea aziendale a cui creare o ricreare una identità. La mattinata si è chiusa all’una inoltrata con molti spunti e domande dal pubblico, rivolti sia a me che a Tania.
Che dire? Beh, difficile trasferire le emozioni provate come speaker, difficile anche trasmettere l’atmosfera generata insieme ai partecipanti.
Per questo, lascio che a raccontarlo sia un video!
*Il metodo inizialmente si chiamava PEOPLE BRANDING. Dal 2020 è diventato AIN’T A GAME.
Spero di vederti a una delle prossime presentazioni del libro, a un workshop o a uno dei corsi a breve in partenza!
Keep in touch!