È incontro, è scambio, è confronto. È una forza dinamica, creativa, dirompente, forse la più grande fonte di apprendimento e di sorrisi al mondo. Stiamo parlando del gioco, che non è solo quella cosa lì che fanno i bambini. Riportando le parole di un tale Einstein, il gioco “aiuta ad ottenere e vedere migliori soluzioni, a sentirsi migliori, a trovare nuovi usi e nuove modalità di porsi di fronte alle solite azioni”.
Ora immagina il potenziale innovativo che potrebbe avere in azienda. Anzi, non immaginarlo, perché esiste già. La gamification viene applicata in ambito aziendale da diversi anni e con risultati sorprendenti, tanto che ho deciso di inserirla tra i pilastri alla base del mio metodo.
condivisione e risposte laterali
Andando oltre l’innegabile vantaggio di creare coinvolgimento immediato, portare il gioco nelle aziende contribuisce a creare uno spazio di condivisione rilassato e aperto, un “mondo alternativo” (Dave Gray and Sunni Brown and James Macanufo, Gamestorming) in cui si attivano azioni, reazioni e risposte laterali, si impara dai colleghi, si migliora ascoltando e proponendo, si innova insieme.
E poi, diciamolo, ci si diverte anche!
la gamification entra nella cultura aziendale
Ma il gioco non finisce quando si è raggiunto l’obiettivo e si passa dal thinking mode al doing mode per prendere decisioni. Perché gli obiettivi cambiano con la stessa velocità con cui cambia il mondo, e ce ne sono sempre di nuovi da esplorare.
Giocando e rimettendosi in gioco, la gamification entra così nella cultura aziendale, applicare la sperimentazione e la prototipazione diventa prassi comune e si trasforma in uno strumento fondamentale per affrontare il cambiamento, modificando di conseguenza il proprio gioco.
Ma questo è già il terreno delle strategie dinamiche, altro pilastro che affronteremo meglio in un prossimo post.
Copy Credits Marcello Vignola.
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