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Premetto che sono innegabilmente un grande sostenitore della tecnologia. Sia professionalmente che personalmente. Ma non posso evitare di pensare che la proliferazione di nuovi canali di comunicazione abbia ulteriormente frammentato il flusso di conversazioni. Ha oscurato il contenuto che vale la pena consumare. Il multi-tasking si è trasformato in multi-casting (non solo cercare di fare di più, ma cercare di dire qualcosa di più). In realtà, in molti casi si è diluita la qualità e la rilevanza delle nostre conversazioni.
Qualche mese fa, ho scritto un post che tra le altre cose parlava dell’importanza di tornare a conversazioni reali e autentiche. E-mail, social network, sms sono tutti strumenti ad alto volume di comunicazione non necessariamente premurosa ed efficace.
Forse è bene ricordarci che l’uomo non è programmato per essere troppo veloce. Anzi. Se l’OMS dice che il corpo ha bisogno di almeno 5 mila passi lenti al giorno, la mente invece rischia il black out nel sovrapporsi di decisioni troppo rapide. E il rischio è di prendere decisioni sbagliate. Solo il riconoscimento del valore della lentezza, non sottoposto alla pressione di continui strappi, porta al vero dialogo e riesce a farci ascoltare le ragioni degli altri prima di esporre le nostre, in una vera ricerca di reciproca conoscenza.
Per dirla in parole povere, la quantità di conversazione non può sostituire la qualità di conversazione. E in tal senso mi vengono in mente tre consigli:
1. Essere presenti nel momento, non vivere una registrazione
Per molti è diventato una reazione quasi istintiva annunciare, catturare e condividere qualcosa di speciale. Un ottimo pasto è fotografato e commentato, un arrivo a un evento viene annunciato tramite FourSquare o Twitter, una performance viene registrata per YouTube.
Ai concerti a cui ho partecipato di recente, ho visto più persone fissate sullo schermo dei loro smartphone (per registrare l’evento), di quelle che stavano vivendo quello che accadeva davanti a loro, sul palco.
Sherry Turkle del MIT dice: “è uno stare da soli, insieme“.
2. Creare nuovi momenti da commentare, non commentare quelli di altri
Ormai è tutto un commento. La gente sente il “dovere” (o il desiderio) di critica (o di “like”). Il web invita a commentare, ma aiuta anche a creare.
L’obiettivo vero dovrebbe essere creare qualcosa di veramente interessante, che so, scrivere un blog, organizzare un webinar, produrre un video online o un podcast ecc., con un po’ di umiltà e voglia di collaborare e interagire positivamente.
3. Problemi reali necessitano priorità reali e conversazioni reali
Niente è meglio di un faccia a faccia per le cose che contano davvero, male che vada su Skype. Spesso, il pranzo, un caffè, o una telefonata sono la risposta migliore. C’è una nuova gerarchia di comunicazione che emerge dal meno al più personale – e-mail, social-network; telefono, Skype; incontro di persona. Naturalmente, non tutte le interazioni richiedono e offrono la ricchezza data da un incontro.
Fate un test: controllate le ultime due settimane di e-mail e domandatevi “sarebbe stato meglio farlo di persona?”.
Tornando all’inizio di questo post, per uno che fa uso intensivo di tecnologia mi sembra di aver scritto un post anti-progresso. Ma è una riflessione che ho voluto condividere con voi. È importante, saper abbracciare le cose positive, ma anche riconoscere alcune conseguenze negative che vengono con ogni innovazione. Uno dei miei buoni propositi per il futuro sarà quello di cercare di pensare a come meglio contribuire di più al significato, alle esperienze, e alle conversazioni della mia vita e del mio mondo.
Luis Sepùlveda, autore di una straordinaria favola intitolata “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”, arriva perfino ad attribuire alla lentezza il valore di un comportamento di rottura, di un gesto rivoluzionario.
«E’ una nuova forma di resistenza, in un mondo dove tutto è troppo veloce. E dove il potere più grande è quello di decidere che cosa fare del proprio tempo».
Dallo slow food alla slow conversation e chissà, forse alla slow life.
1 Comment
Mi complimento per questa tua riflessione che credo sia molto vera. Personalmente mi occupo di Social Media Marketing ed ogni giorno trovo opinioni nuove, diverse, condivisibili o meno. Ma credo che ci sia una base comune su cui si costruisce tutto, la qualità di ciò che si scrive o che si commenta. E parlare di qualità significa necessariamente sviscerare i concetti, essere un filo più prolissi e, appunto, lenti, piuttosto che scrivere o rispondere con una battuta. Per quanto riguarda i contatti reali, beh, non c’è dubbio che siano i migliori. Ma l’osservazione che meglio rappresenta il modo di affrontare la realtà di molti è quella che riguarda i concerti. E’ vero. L’evento va vissuto per quello che è e non tramite uno schermo ma con chi hai di fianco, non con i potenziali amici che potrebbero vederlo su youtube. Bel post, lo condivido… Grazie.